Lapa pinzochera di Santa Croce di Firenze e Santa Maria degli Olmi in Mugello

Di grande importanza nel medioevo fiorentino fu un distretto negli Appennini attraversato dalle vie da e per il Nord Italia: il Mugello. Territorio di origine di famiglie trasferitesi in città per esercitare un mestiere, per i mercati o per semplice comodità, rimase sempre nei pensieri di molte di esse che vollero conservare e tramandare ai propri eredi i beni di quei luoghi ricevuti dagli avi.
Per Firenze furono di grande rilevanza anche le associazioni laiche legate agli Ordini religiosi, espressione popolare diffusa della comune fede dei cittadini, piccoli o grandi che fossero, e motivo di concordia.
Ne fecero parte a pieno titolo i laici pinzocheri e pinzochere che condussero vita di preghiera e penitenza affiliandosi ai frati Minori di Santa Croce. Seguendo una propria originale ispirazione, affidarono la loro personale storia a degli atti notarili. Vollero infatti far scrivere le loro ultime volontà quasi coralmente tanto che, tra Due e Trecento, ebbero un notaio dedicato: ser Obizzo da Pontremoli del quale sono rimasti dei corposi registri di minute-imbreviature.
Al novero appartenne “Lapa religiosa mulier pinzochera de vestitis habitus dominarum tertii ordinis beati Francisci” figlia del fu Gerino di Scolaio del popolo di Santa Maria “de Ulmis” di Borgo San Lorenzo (oggi Santa Maria Olmi).
Nel 1333 fece scrivere il proprio testamento con il quale, sana di mente e di corpo, come si scriveva allora, dispose dei suoi (pochi) beni. All’inizio professò la sua fede cattolica:

“In primis quidem animam suam reliquid Deo qui illam ex nichilo creavit et pretioso sanguine suo in patibulo crucis redemit” – per prima cosa lasciò a Dio quell’anima sua che Egli creò dal nulla e che ha redento con il prezioso sangue suo nel patibolo della Croce –.

Poi elesse come ecclesiastica sepoltura del suo corpo, se fosse morta a Firenze, il “loco” dei frati Minori di Santa Croce, altrimenti, se fosse deceduta in Mugello, il “loco” dei Frati Minori di Borgo San Lorenzo.
“Item” dai suoi beni ordinò di prendere 76 lire e di distribuirle in questo modo: a una delle due chiese dove sarebbe stata sepolta 10 lire per amor di Dio; e anche per divino amore e per rimedio e salute della sua anima 20 lire al luogo dei frati di Santa Maria degli Angeli di Cafaggiolo (i camaldolesi di Firenze) per celebrare delle messe del beato Gregorio (funebri); all’ospedale di Santa Maria Nuova di Sant’Egidio 10 lire; all’ospedale della società della Beata Vergine di Orsanmichele 6 lire; e alla società della Misericordia di San Giovanni 6 lire, queste ultime da spendere nella compera “stamignarum pro mortuis q. seppellientur” – di stamigna per vestire i defunti prima della sepoltura – a spese loro.
Sempre dalle 76 lire, per amor divino, Lapa volle che 9 lire fossero distribuite per la salute dell’anima sua per mano, arbitrio e beneplacito dei padri guardiani di uno dei due conventi citati, di frate Bartolo di Nuto da Firenze e di Francesco di Andrea di ser Piero di Borgo San Lorenzo, tutti nominati subito dopo suoi esecutori testamentari.
Legò quindi alla nipote Benedetta figlia di sua sorella Lucia e di Iacopo di Betto 15 lire; volle far dare alla stessa Lucia dai suoi beni 5 staiora a corda di un pezzo di terra posto nel popolo di Santa Maria degli Olmi confinato da tre vie e dai beni di ser Vanni di ser Guido Bonromani di Borgo San Lorenzo.
Istituì infine sue eredi con eque porzioni le sorelle Lizia moglie di Lapo Martellini, Tessa moglie di Francesco Salimbeni di Borgo San Lorenzo e Lucia sopra citata, affidando il podere interamente a Iacopo di Betto, se questi avesse voluto comprare le parti dalle altre e riunirle.
Lapa pinzochera dettò il testamento al notaio Nello del fu Ghetto di Sinibaldo da Montecuccoli a Firenze nella bottega di Meo di Maffeo notaio nel popolo di Santa Maria Novella, presenti un buon numero di testimoni tra i quali Francesco di Andrea di ser Piero e Iacopo di Betto.
Nel 1348 fece aggiungere un codicillo, ordinando di essere sepolta presso i frati Minori di Borgo San Lorenzo, di voler lasciare 5 lire per la costruzione o i lavori di detta chiesa e che sue eredi erano le sorelle. Si trovava nella sua abitazione nel popolo di Santa Maria degli Olmi.

Santa Maria degli Olmi, santuario di campagna, fu legato indirettamente ai Servi di Maria di Montesenario.
Racconta Giuseppe M. Brocchi nella Descrizione della provincia del Mugello, Firenze 1748, che nell’atrio che era davanti a questa chiesa si vedeva “una vaga, e ben ornata cappella fatta fabbricare tutta di pietre serene, con quattro colonne”. Vi si venerava al lato della porta della chiesa “(dipinta nel muro alla greca da più di quattro secoli indietro) un’antichissima miracolosa Immagine di Maria Vergine rappresentante il mistero della di lei gravidanza, avendo ciò espresso il pittore, con dipignere sopra il di lei santissimo ventre il Nome Sacrosanto di Gesù, e con avere scritto a lettere greche”: Maria Genitrice di Dio.
Davanti all’altare di questa sacra Immagine e per tutto l’atrio suddetto – ricordava il Brocchi – vi erano pochi anni addietro appese molte centinaia di voti, sì di cartone, come di cartapesta, e d’argento, in oggi in gran parte stati levati, ed inoltre moltissime tavolette dipinte, in attestato di grazie, e miracoli operati da Dio, per intercessione della Santissima Vergine venerata in quell’Immagine, alla quale hanno sempre avuta gran divozione i popoli del Mugello, e specialmente quelli del Borgo a S. Lorenzo, e di quei luoghi circonvicini”.
Ciò che l’aveva resa celebre era stato “lo strepitoso miracolo ... quando non era ancora riserrata in chiesa, ma stava alla pubblica venerazione in un tabernacolo chiuso con cancelli di legno, accanto alla porta”.
Era accaduto infatti che “in quei contorni un famoso “assassino di strade” infestasse “tutto il paese, laonde per liberare i popoli da ogni pericolo, fu ordinato da’ Ministri della Giustizia che si cercasse di prenderlo per farlo morire. Gli sbirri adunque in buon numero col cane ancora da giugnere, si messero in cerca di costui, ed avendolo scoperto in poca distanza da Olmi, gli diedero la caccia col cane per fermarlo; ma correndo egli velocemente verso il detto tabernacolo, in esso si refugiò, raccomandandosi di vero cuore a Maria, con dolore del mal fatto, e con proposito di emendarsi, facendo inoltre voto a Dio di vestirsi frate servente nel sacro Eremo di Monte Senario, se scampava dalle mani della Giustizia.
Giunti pertanto gli sbirri col cane nel tabernacolo, ove l’avevano già veduto entrare, non ve lo poterono più vedere, ed il cane non lo sentì, avendolo il Signore (che prevedeva la di lui mutazione di vita) miracolosamente renduto invisibile; onde stupefatti gli sbirri, si partirono, ed egli inviatosi immantinente al detto sacro Eremo con gran sospiri, e lagrime detestò i suoi gravi misfatti, e raccontando il successo a que’ buoni Romiti, fu ammesso per frate converso in quella Religione de’ Servi di Maria, ove visse poi, e morì santamente.
Sparsasi pertanto la fama di tal prodigio per il Mugello, fu cagione, che da quei popoli si prendesse una gran devozione a quella Santa Immagine, per mezzo della quale ha concedute poi molte grazie il Signore a quelle persone, che avanti al di lei altare con vera fiducia si sono raccomandate ne’ loro bisogni all’ intercessione della Santissima Vergine” .

Paola Ircani Menichini, 27 ottobre 2023.
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